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Wednesday, February 15, 2012

Isidoro "The Cat"

Era stato un inverno particolarmente freddo.
Gli anziani di Valrossara non ricordavano tanta neve negli ultimi cinquant'anni.
I calendari appesi nelle cucine delle case, indicavano che era primavera, ma a nessuno pareva che quella lunga stagione invernale potesse mai finire.
Cosi' anche quel mattino si risveglio' avvolto in un manto di nebbia che solo qualche raro e astuto raggio di sole, sarebbe riuscito a bucare e far capolino.
Agli abitanti del villaggio nulla sembrava cambiare, eppure proprio quel mattino d'inizio aprile, qualcosa era cambiato e qualcuno era gia' all'erta.
Poco dopo l'alba, quando le sagome delle case si fanno piu' nitide e i colori rossi e verdi delle persiane non sono piu' un mistero, un gatto arancione di media taglia, ma forte e tarchiato, era arrivato nel cortile centrale di Valrossara.
Camminando con passi felpati per non farsi sentire e strisciando rasente ai muri per non farsi vedere, aveva deciso che era l'ora di un riposino.
Scorta una rientranza nel muro abbastanza grande da accoglierlo, scavalco' una cesta, poi una grossa pietra e, facendosi piatto piatto, striscio' in mezzo alla catasta di legna che si ergeva proprio davanti a quello che per un po' sarebbe stato il suo rifugio.
La rientranza, ben protetta dietro a tanta mercanzia, lo avrebbe sicuramente coccolato e riparato dal freddo, mentre lui si abbandonava al sonno.
Sicuro di non essere visto, si arrotolo' a ciambella e si addormento'.
O cosi' sembrava a una miriade di occhietti maliziosi e furbi che lo avevano osservato sin dal suo ingresso nel cortile e che, vedendolo arrivare e appisolarsi con l'aria di chi intende rimanere per un lungo periodo, avevano dato l'allarme e in fretta e furia, avevano riunito il "Comitato d'Emergenza".
Cinciallegre, pettirossi, passeri e capinere, avevano smesso di giocare a rincorrersi fra le tegole dei tetti e con fischi acuti e prolungati chiamarono la famiglia Topi, che lasciata di corsa la tavola dove stavano facendo colazione, arrivarono al raduno con il tovagliolo ancora al collo. Chiamarono le api, gia' intente a colmare di miele i loro alveari, le mosche e le coccinelle e persino i temibili calabroni con i loro pungiglioni micidiali.
La situazione era grave.
Se quel gatto era li' per restare, le loro vite sarebbero state in pericolo.
Riunitisi tutti sul tetto della tettoia che copriva la catasta di legna dietro la quale il nostro felino si riposava, decisero di osservarlo da vicino.
Lo sconosciuto aveva una pelliccia folta e morbida, con belle striature arancioni sui fianchi, un visetto tondo con un'espressione che sembrava farsi beffe di tutto e tutti e quegli occhi semi chiusi che non si sapeva se dormiva, se rideva o se si preparava a sferrare una zampata micidiale per catturare qualche preda.
In fin dei conti era l'ora della colazione anche per lui: o no!?
Decisero di fare piu' rumore possibile, con l'intento di svegliarlo e disturbarlo al punto da indurlo ad andarsene. A chi piace un posto rumoroso dove non si puo' schiacciare un pisolino in santa pace? A nessuno, figuriamoci a un gatto!
Cominciarono a picchiettare e battere la grondaia di latta che scendeva accanto alla rientranza del muro, dove stava il nostro amico, che per il momento chiameremo Isi.
Il rimbombo del metallo, erano sicuri, l'avrebbe infastidito al punto che, infuriato, si sarebbe levato, guardato attorno e partito.
Ma il gatto non fece una piega. Allora i calabroni piu' grossi gli volarono attorno levando un gran chiasso col loro rumorosissimo ronzio.
Nessuna reazione. Il gatto, dai lunghi baffi immobili, non fece una smorfia.
Mesi dopo Isi avrebbe confidato ad un amico che in realta' era sveglio e osservava la scena divertito. "Perche' sprecare energie con questi qua, pensava, quando posso avere di meglio?" Si compiaceva: "Sono dormiglione e vagabondo! Cosa ci posso fare? Mi piace cosi' e sicuramente anche in questo paesetto trovero' un'anima buona che vorra' darmi tanto cibo e accogliermi in casa, dove potro' dormire su qualche morbido cuscino, meaooo, e tante carezze, meaooo...".
Stava sciogliendosi in queste fantasie, quando un'ombra si paro' davanti alla catasta di legna.
Isi non ebbe il tempo di capire, che una sensazione di duro lo colpi' allo stomaco. Aprendo gli occhi, non fece in tempo a vedere chi o cosa lo stava minacciando, che si senti' sollevare di peso, come risucchiato nell'aria.
In meno di un nanosecondo si trovo' rinchiuso in un sacco, cosi' stretto da non poter neanche muovere un orecchio.
Un'ora o poco piu' era passata dal momento del suo ingresso in quel cortile.
Voci di bambini s'erano appese all'aria per poi sparire nel rombo del bus che come tutte le mattine saliva al villaggio per portarli a scuola.
Passi pesanti di scarponi avevano attraversato l'aia per andare a lavorare nei campi circostanti o nelle lontane fabbriche.
Erano rimaste le chiacchiere melodiose delle donne che, una con l'altra, si dicevano le stesse cose, mentre ripetevano gli stessi gesti.
Al nostro povero gatto tutto sembrava perfetto per uscire allo scoperto e trovare quel cuore gentile che lo avrebbe accudito.
E invece era successo che il piu' malvagio degli abitanti di Valrossara quel mattino aveva deciso di rimanere a casa, per vendicarsi di un vicino e rubargli la legna. Avvicinandosi alla catasta per mettere in atto il suo piano truffaldino, vide Isi.
Odiava i gatti! Se avesse potuto li avrebbe eliminati tutti dalla faccia della terra, ma per fortuna non poteva ed era guardato a vista dagli altri abitanti che temevano per la sorte delle loro care bestiole.
Ma quel mattino, nessuno prestava attenzione a quell'uomo. Non ancora del tutto vecchio e con un'incredibile forza fisica, svelto come un fulmine allungo' la grande, ruvida, impietosa mano verso il gatto. Lo agguanto' e in un baleno lo ficco' dentro il sacco che aveva portato con se' per nascondere la legna che intendeva rubare.
Isi si ritrovo' al buio, trasportato chissa' dove sulle spalle di quello sconosciuto.
Sentiva le ossa di quel malvagio scricchiolare sotto la massa dei muscoli e la punta della clavicola premergli contro le costole, cosi' forte che a malapena riusciva a respirare.
Di tutto gli venne in mente: povero gatto!
Si era fatto piccolo piccolo e non sapeva che piano mettere in atto. Gridare? Chi avrebbe mai potuto sentirlo, o venire in suo soccorso, dal momento che non sapeva dove si trovava?
Lui, il gatto viaggiatore, che conosceva molti luoghi, ma che da nessuno era conosciuto. In altre parole, era solo; solo e pietrificato dalla paura.
Decise comunque di tentare qualcosa. Estrasse le unghie appuntite per graffiare la spalla del suo aguzzino, ma la tela del sacco era talmente spessa, che nemmeno i suoi potenti canini riuscirono nell'impresa.
La situazione era drammatica, ma Isi non voleva arrendersi. In cuor suo continuava a sperare in un miracolo, una di quelle occasioni fortunate che ogni tanto accadono, anche nella vita di Isi il vagabondo.
L'uomo intanto si dirigeva verso il bosco dove intendeva disfarsi barbaramente del felino e seppellirlo da qualche parte.
La foresta di acacie era la casa dei caprioli, dei tassi, delle volpi, dei fagiani e di altri gatti che per non correre il rischio di essere picchiati, o peggio uccisi, vivevano in piccole comunita' al limitare dei campi, cacciando e imparando ad apprezzare la vita selvatica e un menu' a base di insetti e vermi, che altrimenti mai avrebbero incluso nella loro dieta; ma quello era il prezzo da pagare per la liberta' e la protezione che il bosco garantiva loro.
Il nostro uomo avanzava guardando attentamente a destra e a sinistra del sentiero, per trovare il posto ideale dove eliminare Isi, senza correre il rischio di essere colto sul fatto.
Poco dopo il bivio che porta alla Passeggiata della Colla, cosi' si chiama il versante della collinetta che guarda a sud, una piccola radura circondata da cespugli abbastanza alti gli sembro' il posto giusto. Pensava che, se si fosse accucciato dietro a quel riparo naturale, nessuno avrebbe mai visto niente.
A dire il vero a quell'ora nel bosco non c'era anima viva, ma la paura di venir additato con sospetto per qualcosa di cattivo che aveva fatto, lo faceva essere estremamente cauto.
Si diresse verso la radura e, messo un piede oltre i cespugli per aprirsi un varco ed entrare, si accascio' come un salame e, con un grido lancinante, scaravento' a terra il sacco che rotolo' a qualche metro di distanza.
Quei cespugli erano talmente folti che l'uomo non vide una tagliola messa li' da qualche cacciatore per catturare, con l'inganno, una grossa preda.
Chiudendosi, i denti taglienti dell'infernale marchingegno, penetrarono nella sua gamba, proprio sopra la caviglia e un fiotto di sangue arrossi' l'erba tutt'attorno.
Per il nostro gatto quello fu il momento del miracolo e della fuga.
Isi, con tutte le forze che ancora gli rimanevano, comincio' a graffiare, a tirare e a mordere la tela del sacco e in piu', questa volta, fu possibile mordere e tirare il laccio che lo chiudeva ad una estremita'. Il malvagio, che confidava piu' nella sua forza che in tutti gli arnesi del mondo, non aveva badato a fare un bel nodo stretto, sicuro che la morsa delle sue mani, sarebbe stata sufficiente a trattenere la bestiola.
Il sacco si apri' e con un balzo il gatto fu al sicuro dal suo rapitore, il quale intanto tornava al villaggio tutto sanguinante e dimentico dei suoi progetti criminosi.
Povero Isi, se l'era vista proprio brutta. Tiro' due profondi sospiri: uno di sollievo e l'altro per rilassarsi.
Tremava tutto. I baffi a furia di saltargli dal mento al naso, avevano preso la forma di un aquilone bagnato e la coda continuava a sbattere a destra e a sinistra.
Barcollava come se avesse bevuto vino tutta la notte.
Doveva togliersi di dosso quel terrore che gli circondava nelle vene come pece, nera e appiccicosa, se voleva avere una minima possibilita' di sopravvivere in quell'ambiente ostile.
Un, due, tre: insipare dal naso, espirare dalla bocca. Un, due, tre, un alto profondo respiro, poi un altro e un altro ancora.
Sentiva l'aria fresca scendergli giu' fino in fondo alle zampette e rilassarlo, ma la coda continuava a battere ai lati come impazzita e non rispondeva ai comandi.
Provo' allora alcune posizioni yoga. Quella del legno per un minuto, poi quella del tulipano per stirare la spina dorsale e infine la posizione della candela, per far scorrere l'energia in tutti i chakra.
Calmatosi un po' e frenata la coda, doveva trovare la forza di rimettersi in cammino, senza sapere dove andare, ne' cosa mangiare. Provo' con le visualizzazioni positive: chiuse gli occhi e si concentro' su immagini che lo avrebbero aiutato a sentirsi forte e coraggioso e, mentre sceglieva fra scatolette e croccantini, topolini da cacciare e caminetti accesi, senti' una voce che proveniva da dietro l'albero.
Apri' gli occhi e riconobbe un inconfondibile musetto rosso e aguzzo.
"Oddio la volpe; sono finito! Altro che tavole imbandite. Adesso quella mi mangia in un bocconcino. Altro che topolini e uccellini, saro' io ad essere servito per pranzo!"
E comincio' a tremare come una vela nella tempesta.
Con sua sorpresa la volpe non si mosse da dietro l'albero e continuo' a parlare con voce calma e rassicurante: "non temere, non ti mangero', non oggi almeno. Eri arrivato nel posto giusto, dove avresti potuto goderti una vita piena di comfort, ma il destino ti ha rispedito lontano. Ora devi proseguire il tuo viaggio. Cammina davanti a te, ti proteggeremo noi."
"Noi?" penso' Isi, "noi chi?" Per lo spavento non riusciva a vedere altri che la volpe, la quale, capita la momentanea confusione del gatto, con un gesto allargato e tondo della zampa, lo invito' a guardarsi attorno.
Tre immensi caprioli, immobili e maestosi, lo osservavano bonari dall'alto di un promontorio non troppo distante; l'upupa saltellava attorno a un querciolo proprio di fianco a lui, salutandolo gentilmente con la sua crestina e un tasso lo aspettava seduto su di un grosso masso in direzione del sole.
La volpe prosegui' : "Continua per questo sentiero e non ti fermare fintanto che non scorgerai un villaggio, in cima alla collina dei carbonai. Mi raccomando, non entrare nel paese dalla via principale. Sul tuo cammino vedrai un albero di mele con tante coccinelle rosse e nere che formano come un braccialetto sul ramo piu' basso. Li', svolta a destra e prosegui. Saprai di essere quasi arrivato perche' gli ultimi metri del sentiero sono molto ripidi. Giunto in cima, svolta ancora a destra e vedrai un cancelletto semi aperto. Entra nel giardino e attendi sereno davanti al portone. Un anziano ti accogliera' nella sua casa e li' sarai al sicuro, almeno fino a quando non ti deciderai a ripartire."
Cosi' parlo' la volpe, che poi spari' nel folto della boscaglia.
Lo stomaco gli brontolava dalla fame e gli occhi gli si chiudevano per la stanchezza. Si incammino', sperando che quel villaggio fosse abbastanza vicino da arrivarci prima di sera e chissa' se la volpe era stata sincera, ma non aveva alternative, per cui si mise in marcia.
Non fu difficile arrivare a destinazione e come per incanto, prima del tramonto, si ritrovo' fra le braccia accoglienti, questa volta di un buon uomo, appassionato di gatti, il quale teneva sempre pronta una scorta di tonno in scatola e alcune copertine sul divano, dove invitava i suoi ospiti a quattro zampe a riposare.
Passarono i giorni e poi le settimane.
Isi era contento di essere dov'era. Considerava quel posto il miglior B&B che avesse mai sperimentato, ma appunto un albergo, non una casa.
Gli mancava un posto che potesse chiamare "casa"; un luogo di appartenenza dove ritornare ogni volta che voleva ed essere accolto con gioia e amore.
In un pomeriggio assolato di piena estate, se ne stava a fare le fusa dietro a un topolino che aveva appena scovato, quando un viso noto gli venne incontro. L'upupa, che settimane addietro lo aveva scortato fin li', ora gli saltellava incontro con aria di vittoria. Gli si avvicino' e gli porse un rametto sul quale c'era scritto: "Oggi, 15 agosto, Valrossara e i suoi abitanti festeggiano il giorno dell'amicizia."
Isi la guardo' furioso: "non venire a parlarmi di cose belle a Valrossara; non ti ricordi che per un pelo ci lascio la vita?"
E l'upupa, svolazzandogli attorno divertita, lo informo che, dall'incidente della tagliola, l'uomo che odiava i gatti non si era piu' ripreso. Finito all'ospedale per una grave infezione, aveva perso la testa e ora era rinchiuso in una casa di riposo, dalla quale non sarebbe mai piu' uscito.
Dopo aver appreso la notizia e con la testa piena di pensieri, di fantasie, desideri, paure e progetti, Isi passeggiava nervosamente su e giu' per il giardino, giorno e notte, assicurandosi sempre che il cancello fosse ben chiuso per non farsi prendere di sorpresa mentre se ne stava cosi' assorto nei suoi rimuginii.
Poteva ritentare la strada di Valrossara? Quanto gli sarebbero tremate le gambe alla vista di quel cortile, dove il suo incubo era cominciato? Chi lo assicurava che gli altri abitanti erano buoni? E domande su domande alle quali non poteva rispondere.
Qualcosa pero' lo stuzzicava, lo spingeva a ritentare: era la speranza di trovare finalmente una casa.
Sette giorni dopo, messi da parte tutti quei pensieri che lo immobilizzavano, parti' , sicuro che, qualunque cosa gli fosse capitata, sarebbe potuto tornare al suo B&B prima di notte.
Giunto nella pioppeta da dove si vede bene Valrossara dal basso, prese la strada dei campi. Zigzagando fra muretti, scalette e cespuglietti, arrivo' in prossimita' di un giardinetto ben tenuto; piccolo ma abbastanza spazioso da contenere un bel tavolo, alcune sedie, due poltroncine e un largo ombrellone che spandeva una piacevole ombra. Su una delle sedie se ne stava beatamente appisolata una gattina, col piu' bel musino che Isi avesse mai visto.
La rimiro' a lungo fintanto che la gattina, stirandosi, apri' un occhietto e lo guardo' compiaciuta: sapeva di essere ammirata.
Isi era cosi' preso dalla vista di quella meraviglia, che non s'accorse che dall'altro lato del giardino una ragazza l'aveva visto e osservava divertita la scena; poi si alzo', entro' in casa e ne usci' con del cibo che mise in un piattino accanto ad una ciotolina d'acqua fresca.
Era quello un gesto di benvenuto? Isi, accortosi di quella presenza umana, comincio' a tremare e a rimproverarsi per essersi lasciato tentare a ritornare da quelle parti.
La ragazza intanto conversava con la gattina: "Hai visto che bel gatto arancione? Ti piacerebbe avere qualcuno con cui giocare quando sono al lavoro?"
La gattina, sospettosa e annoiata dall'idea di dover condividere i suoi spazi con un estraneo, dapprima fece finta di non aver sentito, ma poi, pensando a quanto divertente doveva essere passare le giornate in compagnia di un suo simile, si abbandono' ad un largo sorriso, segno evidente che approvava l'intenzione della sua padroncina.
La ragazza, felice, si rivolse con maniere invitanti al gatto, il quale aveva le gambe ancora pietrificate per la paura. La ragazza fu cosi' dolce e insistente che Isi cedette all'invito del cibo e dell'acqua fresca, ma soprattutto agli occhi della gattina. A quegli occhi, lui, un gatto con l'esperienza della vita, poteva credere.
La ragazza, felice di accogliere un randagio nella sua casa, esclamo' : "Lo chiamero' Isidoro!" E prontamente telefono' alla sorella per darle la notizia del nuovo arrivo.
Piccolo Isi, aveva finalmente trovato la casa e l'affetto che aveva tanto sognato e cercato a da li' non si sarebbe mai piu' mosso per esplorare il mondo come un navgatore solitario.
Eppure qualcosa della vecchia passione per il vagabondaggio gli era rimasta. Ogni anno, allorquando il freddo vento che scende dalla collina del Santuario si tramuta in dolce brezza, un richiamo interiore lo scuote: e' il momento delle vacanza.
Cosi' tira fuori una polverosa guida turistica, da un'occhiata alla mappa e via, fino al suo preferito B&B, per un breve soggiorno e un saluto agli amici del bosco.
Due o tre giorni di villeggiatura e qualcuno lo va a prendere e lo riporta a casa in automobile., dove lo aspetta una doppia razione di coccole.
E gli altri abitanti di Valrossara?
La famiglia Topi, le api e tutti gli uccelletti, spaventati perche' sapevano quanto e' facile finire nelle grifagne del gatto, poco a poco si abituarono all'idea che Isidoro era diventato un abitante stabile del villaggio. Del resto lui se ne infischiava bellamente di loro. Appeso il cappello al chiodo, si dedicava interamente all'altra sua passione: dormire.
Protetto e al caldo, in quella meravigliosa veranda dalla quale dominava tutto il panorama, schiacciava un pisolino dopo colazione, una pennichella dopo pranzo, poi un'oretta di sonno come aperitivo prima di cena e la notte riusciva a dormire fino a 10 ore filate.
Fu anche nominato il "re dei pisolini" e premiato per il record della dormita piu' lunga del circondario.
Da quel fortunato mese d'agosto, Isidoro non lascera' mai piu' Valrossara e vivra' una vita lunga e felice in compagnia della gattina e della sua padroncina, una creatura dolce e sensibile, che tante cure sapeva dedicare ai suoi piccoli amici.

Sunday, February 5, 2012

Valrossara, 100% Italian Terroir

Italy's South Piedmont area has abundant beauty and wonderful delicacies that need to be descovered.
Gavi, with its enormous castle, green hills, delicious food and internationally-known white wine called 'Cortese di Gavi', is a delightful town wich offers many amenities and it is an easy gataway to turin, Milan, and the Italian Riviera with its famous seaside towns of Genova, Portofino, and '5 Terre' .
Valrossara is a simple, rustic farm-style 17th century Italian Borgo.
For those who are not familiar with the name "Borgo", consider it a place much smaller than a village.
It is a "blink of the eye", as Americans sometimes say about a very, very small towns.
Located just two miles from the main town of Gavi, Valrossara is nestled within and embraced by a variety of woodlands with amazing scents, and colors changing with the change of the seasons.
Protected by the white Sanctuary towering above on a nearby hill, daily life in Valrossara goes smooth and serene.